Questa è una riflessione di Padre Josh Kureethadam, Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale
Come ci ricorda Papa Francesco nella Laudato Si’, “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. (LS, 139) Il grido della Terra è intimamente legato al grido dei poveri. Il gemito della creazione risuona nel lamento dei più vulnerabili tra noi.
Come possiamo ascoltare con attenzione il grido dei poveri e rispondervi efficacemente? Possiamo farlo recuperando la nostra sensibilità sociale e spirituale. È un cammino ancora più importante oggi in un mondo intorpidito dall’apatia e dall’indifferenza.
La Laudato Si’, come Papa Francesco ha più volte sottolineato, è un’enciclica “sociale” e non solo un testo “ambientale”. L’ambientalismo è rimasto per decenni in gran parte estraneo alle preoccupazioni sociali mentre molti attivisti sociali erano sospettosi nei confronti dei movimenti ecologici. Era una falsa dicotomia. C’è infatti un’ “intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta” (LS, 16), come sottolinea Papa Francesco nella Laudato Si’. ” Fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra”. (LS, 2) La Laudato Si’ è, infatti, un’enciclica sociale più che una riguardante il cambiamento climatico. La parola “Clima” è menzionata solo 14 volte nel testo, mentre “i poveri”, lo è 59 volte.¹
Purtroppo, nella nostra cultura dominante dell’indifferenza, “non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi”. (LS, 49) I poveri continuano ad essere strategicamente dimenticati o ignorati negli alti ranghi degli affari mondiali. Esiste una amnesia nei confronti dei poveri da parte di quella élite di minoranza ricca e potente che è al timone dell’economia e della politica mondiale.
In effetti, alla fine di conti, essi [i poveri] rimangono spesso in fondo alla fila. Questo si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi. Vivono e riflettono a partire dalla comodità di uno sviluppo e di una qualità di vita che non sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. (LS, 49)
Come rispondiamo alle profonde ingiustizie che provocano il gemito dei poveri e del creato? Lo facciamo come persone di fede, in particolare mettendo in campo le nostre risorse spirituali. Le Scritture e gli Insegnamenti Sociali Cattolici possono aiutarci in questo senso.
Al centro della nostra fede cristiana c’è la convinzione che il Signore ci visita nei poveri, che la carne dei poveri è davvero il corpo di Cristo. Emblematica a questo proposito è la narrazione del Giudizio Universale (Mt 25,31-46), brano evangelico che ha ispirato innumerevoli cristiani nel corso dei secoli, tra cui Madre Teresa di Calcutta. Gesù qui si identifica veramente e inequivocabilmente con i poveri:
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete ospitato,
nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi”.
(Mt 25,35-36)
La cura dei poveri è sempre stata al centro della nostra fede cristiana. Nella lettera ai Galati san Paolo parla della sua visita a Gerusalemme per consultare le “colonne” della Chiesa primitiva: Pietro, Giacomo e Giovanni. Paolo conclude il racconto dicendo: “Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.” (Gal 2:10)
La scelta preferenziale dei poveri è centrale anche negli Insegnamenti Sociali Cattolici dalla Rerum Novarum ai nostri giorni. Papa Leone XIII scrisse nel 1891: “Le classi più ricche hanno molti modi di proteggersi e hanno meno bisogno di aiuto da parte dello Stato; mentre la massa dei poveri non ha risorse proprie su cui ripiegare…” (Rerum Novarum, 37). “L’amore della Chiesa per i poveri … fa parte della sua costante tradizione” … “coloro che sono oppressi dalla povertà sono oggetto di un amore preferenziale da parte della Chiesa” ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (2444, 2448). In un mondo segnato da disuguaglianze sempre più profonde, in cui i poveri e i vulnerabili sono sprezzantemente gettati nelle periferie, dobbiamo riappropriarci del “magistero” dei poveri. Dobbiamo anche fare in modo che gli esclusi e gli oppressi diventino essi stessi protagonisti della trasformazione, come dice Papa Francesco nella Querida Amazonia: “Il dialogo non solo deve privilegiare la scelta preferenziale per la difesa dei poveri, degli emarginati e degli esclusi, ma li considera come protagonisti”. (27)
Mentre cerchiamo di rispondere con verità e azione al grido dei poveri attraverso la Piattaforma di Iniziative Laudato Si’, facciamo nostra la preghiera che Papa Francesco offre nella prima delle preghiere conclusive dell’enciclica:
O Dio dei poveri,
aiutaci a riscattare gli abbandonati
e i dimenticati di questa terra
che tanto valgono ai tuoi occhi.
Risana la nostra vita,
perché proteggiamo il mondo e non lo prediamo,
affinché seminiamo bellezza,
e non inquinamento e distruzione.
(LS, 246)