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Intervista all’Arcivescovo Gustavo García-Siller

Posted 27 September 2024

Papa Benedetto XVI ha nominato Gustavo García-Siller Arcivescovo di San Antonio il 14 ottobre 2010. Insediatosi come arcivescovo il 23 novembre 2010 nella chiesa di San Marco Evangelista a San Antonio, in Texas, è succeduto all’arcivescovo Jose H. Gomez come sesto arcivescovo di San Antonio. A livello nazionale, l’Arcivescovo García-Siller fa attualmente parte di una serie di comitati per la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB): il Comitato per la Diversità Culturale per gli Affari Ispanici, gli Affari Afroamericani, il Comitato per gli Ispanici e la Liturgia e il Comitato per le Migrazioni (USCCB). 

 

1. Potrebbe approfondire qual è stato il momento o l’intuizione che ha portato l’Arcidiocesi di San Antonio a unirsi alla piattaforma? In che modo ciò si allinea con la missione più ampia della Chiesa nella sua comunità?

Arcivescovo Gustavo:
Durante questo 150° anniversario dell’istituzione della nostra diocesi, la piattaforma rappresenta un’opportunità per riflettere sulla nostra missione di evangelizzare e pregare per un rinnovato fervore apostolico. La nostra unità non è uniformità, ma una meravigliosa diversità di carismi e doni, ciascuno offerto per contribuire alla crescita. Ogni credente è chiamato a servire, dare e condividere la Buona Novella. 

Siamo chiamati a lasciarci alle spalle tutto ciò che ostacola la nostra missione e ad aprire il nostro cuore all’amore trasformativo di Cristo; ad essere veicoli di misericordia, accogliendo gli emarginati, i dimenticati, i peccatori. Chiediamo a Dio una guida per aiutare a bilanciare gli interessi contrastanti con la temperanza, assicurando che la dignità di ogni individuo sia rispettata, specialmente quella dei più vulnerabili. E, che le nostre azioni incoraggino un maggiore impegno da parte di tutti, attraverso il loro insostituibile contributo individuale al bene comune. In questi momenti di sfida e divisione, cerchiamo di lavorare in modo collaborativo e con compassione in uno spirito di servizio, integrità e generosità. Preghiamo che l’Arcidiocesi di San Antonio continui a essere un faro di speranza e fede per le generazioni future e per una comunità più giusta e prospera.

L’Arcivescovo Gustavo García-Siller, MSpS celebra l’impegno dell’Arcidiocesi per la Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ il 28 luglio nella Cattedrale di San Fernando durante le Messe in lingua inglese e spagnola.

 

2. Lei ha posto un’enfasi significativa sulla sinodalità. Potrebbe parlare di come questi valori guidano i suoi sforzi diocesani nella tutela ambientale e nella giustizia sociale, dando forma alle iniziative nell’ambito della piattaforma?

Arcivescovo Gustavo:
Durante le nostre sessioni di ascolto sinodale ci è stato ricordato della guarigione di cui tutti abbiamo bisogno, non solo individualmente ma anche come famiglia umana, chiamata a prendersi cura della nostra casa comune, la Terra. Viviamo su un pianeta che è ferito: il nostro pianeta soffre del degrado ambientale e i poveri e i vulnerabili sopportano i fardelli più pesanti. 

Eppure, nel mezzo di tutto ciò, sentiamo la chiamata di Gesù alla guarigione. Egli ci dice di essere aperti alla guarigione, al rinnovamento, alla trasformazione del mondo e del modo in cui viviamo in esso. Siamo chiamati a riconoscere la profonda interconnessione tra Dio, l’umanità e il creato. La cura della Terra non è solo una questione ambientale; è una responsabilità morale e spirituale.

Mentre ci impegniamo nella missione di guarigione di Gesù, la gratitudine e la lode dovrebbero fluire dai nostri cuori. Papa Francesco ha sottolineato che la Beata Vergine Maria è Madre e Regina di tutto il creato, e che quindi possiamo chiederle di permetterci di guardare a questo mondo con occhi più sapienti. Ci stiamo affidando alla cura materna di Nostra Signora di Guadalupe mentre cerchiamo di seguire suo Figlio nella costruzione di un mondo ricco di di sostenibilità, solidarietà e tutela.

 

3. Gli impegni pubblici possono influenzare profondamente l’impegno della comunità. Perché è stato importante rendere pubblico questo impegno specifico verso l’ecologia integrale e quali impatti prevede che esso abbia sia all’interno della comunità che in altre diocesi?

Arcivescovo Gustavo:
Gli obiettivi della Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ ci chiamano a un rinnovato impegno per prenderci cura della nostra casa comune. Il nostro pianeta è un dono di Dio, che ci è stato affidato per custodirlo con amore e cura. La chiamata a proteggere la nostra casa comune non è solo una questione ambientale, ma un imperativo spirituale e morale. Adottando energie rinnovabili, proteggendo la biodiversità e promuovendo un’agricoltura sostenibile, partecipiamo all’atto divino della creazione, sostenendo la vita secondo la volontà di Dio. Quando vediamo la bellezza del creato, vediamo un riflesso della gloria del Creatore. La giustizia ecologica ci ricorda che il benessere della Terra è intimamente connesso al benessere dell’umanità, specialmente dei più vulnerabili. 

La promozione della solidarietà è una componente essenziale di questo invito. I progetti che sostengono le comunità indigene, i rifugiati e i bambini a rischio sono modi in cui possiamo riflettere l’amore e la giustizia di Dio. Il nostro impegno per la giustizia ecologica è un impegno a vedere Cristo nei visi dei poveri e degli emarginati. La nostra economia deve servire il bene comune, rispettando i limiti della natura. La produzione e il consumo sostenibili, gli investimenti etici e il sostegno alle economie circolari sono modi per onorare l’interconnessione di tutta la vita. Dando priorità alla cura della Terra e alla dignità dei lavoratori, creiamo un’economia che rifletta la giustizia e la misericordia di Dio.

Membri e leader dell’Arcidiocesi di San Antonio celebrano il rinnovato impegno per l’ecologia integrale.


4. In che modo i principi dell’Insegnamento Sociale Cattolico ispirano le azioni che la sua Diocesi spera di intraprendere nell’ambito della Piattaforma di Iniziative Laudato Si’? 

Arcivescovo Gustavo:
Vivere in modo sostenibile è un’espressione della nostra fede. Ridurre gli sprechi, adottare abitudini alimentari sostenibili ed evitare gli articoli monouso sono passi pratici che onorano il Creatore. Si tratta di azioni radicate nell’idea di sufficienza, che ci ricordano che la vera contentezza non deriva da un consumo eccessivo, ma dal vivere in armonia con la creazione di Dio. 

Anche piccoli sforzi, benedetti da Dio, possono avere un impatto profondo. L’istruzione è una chiave per favorire la conversione ecologica. Integrando la Laudato Si’ in ciò che insegniamo ai nostri figli e promuovendo la consapevolezza ecologica, aiutiamo gli altri a scoprire Dio in tutte le cose. Garantire un accesso equo all’istruzione e promuovere i diritti umani sono azioni fondamentali per costruire un mondo più sostenibile. Attraverso l’educazione ecologica, educhiamo le generazioni future che continueranno a prendersi cura della nostra casa comune. 

La conversione ecologica ci aiuta a vedere il divino nella bellezza del creato e nella sofferenza degli afflitti. La promozione di celebrazioni liturgiche incentrate sul creato e la catechesi ecologica sono modi per integrare la nostra vita spirituale con la nostra cura per la terra. Costruire comunità resilienti richiede impegno e azione sinodale. Sostegno, radicamento e senso di appartenenza sono essenziali per promuovere la resilienza della comunità. Le nostre azioni collettive, radicate nella fede, portano cambiamenti nella nostra comunità.


5. Lei è devoto a Santa Teresa di Calcutta e San Francesco d’Assisi. L’incontro delle questioni ambientali con le sfide affrontate dai poveri e dai vulnerabili è profondo. Potrebbe parlarci di come la sua diocesi affronta queste preoccupazioni collegate tra loro?

Arcivescovo Gustavo:
Madre Teresa era una donna che incarna l’essenza stessa degli insegnamenti di Gesù e la saggezza del Vangelo. La sua vita fu una profonda testimonianza della volontà di Dio, poiché si dedicò interamente al servizio dei più poveri tra i poveri. In un mondo che spesso glorifica il successo materiale e la competenza intellettuale, la vita di Madre Teresa ci sfida a guardare oltre il superficiale e a cercare la saggezza più profonda che viene da Dio. 

Siamo costantemente bombardati da messaggi che equiparano la felicità alla ricchezza, al potere e al privilegio. La vita di Madre Teresa ci insegna che la vera felicità sta nel vivere il Vangelo, nell’amare e servire gli altri con l’amore disinteressato di Dio. La sua saggezza non era di questo mondo, ma di Dio, che la chiamava a vedere Cristo sotto l’angosciante aspetto dei poveri, dei malati e dei morenti.

La sua fede incrollabile di fronte alle prove è un potente promemoria per noi. Madre Teresa confidò nel comando del Signore e si avventurò nelle acque profonde della sofferenza umana. La sua “pesca” non restituiva guadagno materiale, ma servizio compassionevole. Dovremmo essere ispirati dal suo esempio per cercare la vera saggezza che viene da Dio, per confidare nella Sua Parola e per dedicare la nostra vita al servizio degli altri.

 

6. Quali sono le sue aspirazioni per l’Arcidiocesi di San Antonio per quanto riguarda i suoi impegni ecologici e sociali in futuro? Come immagina che la Diocesi si evolva attraverso il suo impegno con la Piattaforma di Iniziative Laudato Si’?

Arcivescovo Gustavo:
L’ecosistema è un riflesso della vita divina a cui Gesù ci invita. Rispondendo alle grida della terra e dei poveri, abbracciando stili di vita sostenibili, promuovendo l’educazione e la spiritualità ecologica e costruendo comunità resilienti, partecipiamo all’opera divina della creazione. 

Confidiamo nell’abbondante disposizione di Dio affinché possiamo condividere generosamente e camminare insieme in questo cammino di conversione ecologica. Essere discepoli significa che non possiamo rimanere entro i confini delle nostre zone di comfort. Guardiamo agli esempi dei primi discepoli, che lasciarono tutto ciò che era loro familiare per seguire Gesù. Si avventurarono in territori sconosciuti, affrontarono l’opposizione e abbracciarono la croce. Lo fecero perché capirono che il discepolato è relazionale: si tratta di formare connessioni e costruire comunità. 

Come discepoli, siamo chiamati a uscire dalle nostre zone di comfort e a costruire relazioni con coloro che ci circondano, specialmente con i vulnerabili e i dimenticati: i poveri, gli emarginati, gli esclusi. Il nostro mondo ha un disperato bisogno di amore. Come popolo di Dio, siamo chiamati a essere quella speranza, a essere le mani e i piedi di Cristo nel mondo di oggi. Lo Spirito Santo, che ha dato vita alla Chiesa nella Pentecoste, continua a spingerci avanti, guidandoci mentre svolgiamo questa missione nel nostro tempo.